
«Se si fissano in quelli dello spettatore, i loro occhi ci intrigano nella sfida di attraversarli; se sfuggono altrove, ci incuriosisce la loro traiettoria; se si abbassano, negandosi, vorremmo sondarne i pensieri. E sono gli occhi che ci incatenano per primi, in questi dipinti grandi, immensi, nei quali sembra di potersi perdere e di poter galleggiare. Il resto arriva dopo […]. Chi sto guardando? […] E dove mi trovo, esattamente?»
– Alessandra Redaelli
Il ritratto, sin dalle origini che lo vedevano icona e simulacro, ora sacro ora borghese, è nato per riempire il vuoto che il tempo genera col suo trascorrere inesorabile. Questo formato è sempre stato uno strumento di memoria, per vincere l’oblio, per fermare un momento presente, per dare un futuro a qualcosa di inevitabilmente destinato al passato.
Complementare ad esso è lo specchio, teso invece a ricordarci ogni giorno dello scorrere del tempo proprio mentre esso scorre.
Nello specchio vediamo un presente che, secondo dopo secondo, diviene passato. Questa temporalità viva dello specchio ci cattura inevitabilmente con più facilità di quanto possa fare la figura dipinta di uno sconosciuto.

Vi sono però casi straordinari in cui accade di potersi specchiare anche in un ritratto, persino quando non ce ne appartiene il volto. Ciò accade se di esso ne avvisiamo la vitalità ma, soprattutto, la presenza.
C’è una bella espressione usata dal critico Alberto Agazzani per definire cosa si prova nel guardare uno dei ritratti di Silvio Porzionato: «un attimo di cosciente consapevolezza».
Silvio Porzionato è uno di quei casi straordinari.
Quello che improvvisamente avviene davanti alle sue opere è la magia dell’identificazione e della soggezione.

L’artista torinese predilige la pittura a olio su tele di grandi dimensioni e servendosi di fotografie di amici e persone reali, crea dei close-up così vividi e potenti da sembrare animati.
Se pensate che le sue opere si siano accorte della vostra presenza, forse non vi siete sbagliati. I suoi ritratti non sono immobili: restituiscono lo sguardo, tradiscono intenzioni e hanno la forza di superare la dimensione privata tipica del ritratto per farsi icone del genere umano, specchio per l’individuo contemporaneo.

I soggetti di Porzionato sono figure magnetiche, né storiche né inventate. Sono persone reali che l’artista ha scelto con cura, per istinto, per intima curiosità, per un’emozione o un lampo corso sul loro viso o un tratto che glieli ha resi immediati. Il talento del pittore risiede nel suo essere capace di imprimere la tela di quello stesso magnetismo e di restituirlo vividissimo allo spettatore.
Gli occhi e i visi nelle sue opere hanno un piglio che ci lascia la medesima sensazione che ci lasciano gli specchi o le persone reali quando ne incrociamo lo sguardo: la sensazione di essere visti, di essere giudicati, di non essere soli.
Il dubbio è lecito: quelle intenzioni che leggiamo sono inscritte nella tela? O sono tutte frutto di un’impressione dei nostri occhi e della nostra mente di spettatori? Il limite è sottilissimo, e qui risiede la potenza emotiva di queste opere.


Osservare un’opera del pittore torinese è infatti anche un grande esercizio di introspezione: siamo spinti a guardarci dentro con quella stessa intenzione che leggiamo negli occhi e attribuiamo ai soggetti dipinti. Il loro sorriso, il loro sguardo, è quello che noi per primi rivolgiamo a noi stessi. Ci guardiamo con gli occhi dell’opera.
Ogni tela di Silvio Porzionato è contemporanea (non solo per datazione, si intende), è presente: in essa ogni osservatore può ritrovare se stesso, ragionare sul tempo, indagarsi nell’animo.
STUDIO VISIT
É sempre interessante (se non fondamentale) poter osservare gli artisti muoversi nei loro spazi, circondati dai loro strumenti di lavoro. Per uno studio visit virtuale di Silvio Porzionato non potevamo che scegliere questo scatto: il pittore non è seduto davanti ad un cavalletto ma in piedi su uno skateboard, tra prove fotografiche per la prossima tela, opere rovesciate, opere appese, attrezzi vari, pezzi di arredo di design, in generale immerso in un’atmosfera fatta di ampi spazi bianchi e schizzi di colore.
In questa foto è possibile ritrovare, in una inaspettata sintesi, l’essenza e la sostanza dell’arte di Porzionato.

Silvio Porzionato si muove in equilibrio: tra iperrealismo e invenzione, tra fotografia e pittura, tra ritrattistica e astrattismo gestuale. Quelle appena toccate sono tutte definizioni tra cui egli sfreccia veloce, trovando una propria traiettoria e lasciandovi scaturire una forte impronta attuale e personale.


BACKSTAGE: IL VERO DENTRO LO SPECCHIO
«Silvio Porzionato appartiene a quella genia di pittori realisti ai quali della realtà, intesa come rappresentazione mimetica della realtà, non interessa proprio nulla»
– Alberto Agazzani

Tutte le interpretazioni etimologiche individuano concordemente un’origine comune dei concetti di persona e maschera. La parola persona è legata al verbo latino “personare”, “risuonare attraverso”, da cui è derivato l’odierno “impersonare”. Ci si riferiva così agli attori del teatro classico che “parlavano attraverso” la maschera, strumento per far risuonare sufficientemente la voce. Allo stesso modo nell’etrusco “φersu”, e nell’indi “φersuna” si ritrova il greco πρόσωπον (prósōpon) che indicava sia il volto dell’individuo, sia la maschera dell’attore e dunque il personaggio rappresentato.
La maschera ha infatti una duplice natura: se da un lato cela, dall’altro permette l’emergere della personalità; se da un lato è strumento per lo spettatore, dall’altro lo è per chi impersona; se da un lato è oggettività, dall’altro è soggettività.
A fronte di quanto finora si è detto sulla natura dei ritratti di Porzionato, non stupirà sapere che è lo stesso artista a raccontare come la propria produzione guardi proprio al teatro, non per la volontà di finzione ma per quella di visione e svelamento.
Le sue modelle e modelli sono persone, ma anche maschere ed effettivamente quelle di Porzionato risultano essere messe in scena teatrali, in cui i soggetti sono attori, in un’ambiguità che ci cattura.
Essi sono in posa, eppure non fingono: così, lo spettatore è sottomesso al più classico dei meccanismi del teatro, cioè la sospensione dell’incredulità.


«Travestite, truccate, pronte a mettersi in scena per se stesse e per noi, le donne di Porzionato cercano nello specchio, e dunque nei nostri occhi, la conferma della loro esistenza oggi, l’accettazione del loro essere come sono nell’istante in cui sono guardate. Splendide e tuttavia verissime in questo spasmodico bisogno di comprendersi.»
– Alessandra Redaelli
Con l’occhio del fotografo, Silvio Porzionato immortala sguardi, stati d’animo e dettagli in migliaia di fotografie per poi sceglierne l’immagine perfetta e rielaborarla sulla tela con energiche pennellate. Così facendo, li «riscatta dalla contingenza», come scrive bene Alessandra Redaelli.



La sua è una pittura piuttosto densa e materica ma, allo sguardo, non se ne avverte la pesantezza. Il merito sta nella scelta del colore, per nulla cupo, che solleva e alleggerisce la visione. L’utilizzo di tinte piene e brillanti eleva e accentua tanto il momento teatrale quanto quello introspettivo, eliminando quel velo di decadenza che solitamente ci rende distaccati da un ritratto.
Non stiamo osservando con occhi di pena e biasimo, non stiamo osservando volti di persone del passato ma le facce di persone presenti nel cui sguardo non vi è nulla di inesorabile.
La scelta della persona, così come la scelta del copricapo, della pettinatura, della direzione dello sguardo, denota la grande cura della ricerca artistica di Porzionato che fin dal backstage si adopera per cercare non solo la luce o lo scatto perfetti, ma la persona.
La sua sensibilità coloristica è presente anche nei monocromi ed emerge dalla complessa stratificazione pittorica della tela.
Corpi e volti sono definiti con minuzia, non con l’intento manieristico di far emergere la capacità di verosimiglianza del pittore bensì per mettere in luce la sua abilità di far scaturire dal soggetto una personalità viva e indipendente.


I colori si contrappongono tra loro e, sovrapponendosi, vanno quasi a “sfregiare” il volto ritratto – serve a caricare la realtà di finzione ma allo stesso modo a strappare il volto dalla bidimensionalità. Ecco allora il turbinio di disturbi visivi e sgocciolamenti, l’uso della spatola e degli schizzi di vernice. Tutto ciò non serve a ferire ma a valorizzare la perfezione e la morbidezza dei tratti del viso, che Porzionato accarezza con la punta del pennello per dargli definizione e dignità.


«Ad ogni storia un proprio colore attraverso cui interpreta passione, malinconia, fierezza, gioia o tristezza. C’è tutto nei lavori di Silvio Porzionato, l’intensità dell’animo umano finemente percepito e raffigurato con sapienza attraverso una pittura elegante e passionale allo stesso tempo, dove bellezza e intensità si fondono in una completezza rara e propria solo dei grandi artisti»
– Giorgia Sarti, curatrice di Art Journey.

BIOGRAFIA
Silvio Porzionato nasce a Moncalieri (TO) nel 1971. Dopo il diploma di maturità artistica, per un decennio si occupa di design per una importante azienda torinese. Richiamato però dal “silenzio della terra del Roero” (CN), decide di cambiare vita e ricominciare, in uno stretto e intimo contatto con la natura e con l’arte. Porzionato si dimostra da subito come una rivelazione nel panorama artistico nazionale: dopo solo un anno di attività è selezionato al Premio Arte Mondadori, nel 2010 vince il premio della critica a Saluzzo Arte e realizza poi un’opera permanente per il Museo d’Arte Urbana di Torino. Nel 2011 è selezionato per la 54° Biennale di Venezia, esponendo sia all’interno del Padiglione Regionale del Piemonte che nel Padiglione Italia a Torino. Nel 2013 realizza 3 grandi installazioni dal titolo Codice Temporale per il MACS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) di Catania. Porzionato realizza 112 dipinti che narrano l’incedere del tempo mediante volti di personaggi nei quali è possibile riflettersi: quasi una galleria di specchi che riflettevano le varie età dell’uomo dall’infanzia alla vecchiaia, tutti della stessa intensità. Le sue opere hanno girato il mondo in mostre collettive e personali nelle gallerie più influenti al mondo, da Hong Kong, Miami, Chicago, a Londra, Parigi, Bogotá, New York e Istanbul. Ha partecipato ad alcune tra le più prestigiose fiere negli Stati Uniti, Regno Unito, Corea, Colombia, Turchia e Perù. Vive e lavora a Pancalieri (TO).