Annalù | Focus

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TRA RITORNO E MERAVIGLIA

«Io sono la materia che si liquefa ma sono anche l’immateriale
che cerca forme nuove per raccontarsi.» – Annalù

Proprio come le sue opere, Annalù è una creatura metamorfica e in continua trasformazione, tuttavia sempre fedele alla propria personale poetica. Si è sempre dimostrata capace di giocare con i cortocircuiti sensoriali con creazioni estremamente presenti e complesse, ma al contempo inafferrabili, evocative, fluide.

Fin dagli esordi, Annalù ha dovuto imparare a plasmare la materia: in primis la vetroresina, suo strumento d’elezione, difficile da controllare ma potente nella propria resa plastica, che la rende del tutto identica all’acqua (elemento biografico da cui l’artista veneta trae costante ispirazione).

Con fare alchemico l’ha combinata assemblandola ad elementi incongruenti come cenere e carta, cortecce e radici; nella propria ampia e già iconica produzione artistica ha saputo raggiungere sempre nuovi traguardi di espressività e di emozione, con un linguaggio carico di meraviglia e di vitalità, senza cessare mai di sperimentare. Profonda passione e tanta ricerca, sono questi i pilastri solidi del suo lavoro, che le hanno permesso di consolidare un’estetica elegante ma mai banale.

ANNALÙ, Fukinagashi Red Soul in the Wind, 2020, resinglass, ink, roots, 73x93x35 cm_1

Negli alberi piangenti e mossi dal vento delle serie FUKINGASHI KENGAI, nei WATER BOOKS, nei FLYING FEET, negli SPLASHING FEET o nei più recenti LIGHT DISC, la natura di Annalù non si è mai dissipata o appannata, e anzi è andata accrescendosi e magnificandosi un’opera alla volta, fino a raggiungere un livello non solo di bellezza e perfezione compositiva estreme, ma anche di identità e unicità innegabili. 

Annalù, Blue Han-Kengai (Blu a parete), 2020, vetroresina, radici, carta, inchiostri,95x75x20 cm
Annalù, Flyingfeet White 4:8, 2021, bronzo, patina bianca, 58x30x30 cm_7

Davanti a un’opera di Annalù si scatena sempre un’esperienza che è insieme corporea e mentale, razionale e onirica, istantanea e ciclica. 
Con i suoi DREAMCATCHERS – acchiappasogni in bilico tra scultura e pittura, tra fisica e sogno – l’artista è capace di ipnotizzare gli osservatori, costruendo vortici di materia e di colore. L’occhio e la mente di chi guarda rimangono impigliati in questo movimento circolare che diviene moto del corpo e moto dell’animo.

«Opere di una furiosa bellezza» – scrive il curatore Angelo Crespi, nel testo critico che accompagna la mostra “ALCHEMICA”. Opere che non deflagrano mai fino a disperdersi, «così lo sguardo è costretto a muoversi tra il fuori e, riprecipitando, il dentro, in un continuo sforzo tra concentrazione e dissipazione».
Opere che possono essere colte solo con «uno sforzo cinetico di tutto il nostro essere» e una consonanza dei nostri moti interiori al movimento, seppur congelato in un istante, che sta investendo la materia dell’opera stessa davanti ai nostri occhi.

Anche questa sua iconica serie è sempre cresciuta con rinnovata meraviglia, man mano che Annalù sperimentava vortici di nuovi colori, consistenze o materiali, riconfermando la propria vivida anima creativa.
Nei propri mandala di farfalle ha inserito, con effetti di straordinaria luminosità e fascino, dischi in vetro di Murano o vortici in madreperla, materiali dai connotati ancora una volta fortemente autobiografici che ci raccontano di una Annalù che ritorna sempre ma ogni volta inedita e sorprendente.

Ecco dunque che con la nuova serie Light Disc l’artista dialoga con il mondo del Design e dell’Architettura d’Interni realizzando dei complementi luminosi in cui la bellezza delle forme e dei significati non soccombe alla pura funzionalità.

Fin dal primo sguardo hanno la potenza di una rivelazione: la luce, che sembra scaturire naturalmente dal centro esplosivo dell’opera, deflagra silenziosa nello spazio circostante, colmandolo e contemporaneamente precipitandolo al proprio interno come un «buco nero» – richiamando un’altra felice espressione di Crespi.

La base in legno dipinto lavorato in 3D dialoga con un disco di pasta di vetro e cristallo di Murano e madreperla, amplificando in un’apparente unitarietà la composizione estremamente evocativa e complessa. Al centro dell’opera, l’esplosione di resina (cifra stilistica di Annalù) crea un vortice: è proprio là che lo spettatore è chiamato a perdersi.

In questa stessa direzione e in modo ancora una volta sorprendente nell’esito finale si sviluppa la serie di opere VAS – una parola che deriva dalla radice sanscrita vas – che significa “bruciare, risplendere, esaltare la componente luminosa”. Ritroviamo protagonisti il cristallo e il vortice in resina, infine un piccolo foro al centro in cui giunge a condensarsi tutta la potenza motrice dell’opera, tuttavia eternamente immobile e tenuta ben salda da basi in ferro dipinto.

Questo slancio – all’innovarsi e al rinnovarsi – ha portato l’artista veneta a confrontarsi con opere di tutti i formati, dalle superfici 15×15 cm fino a installazioni site specific di dimensioni anche monumentali e oggi la vediamo impegnata ad approfondire i più recenti linguaggi e strumenti della produzione artistica contemporanea, dalle tecniche di stampa 3D dei materiali alla tecnologia Blockchain e NFT.

Abile protagonista del mondo dell’immaginifico, poetico ingegnere dell’astratto e dell’onirico, Annalù non poteva non trovarsi a suo agio nell’esplorare queste nuove frontiere.

Lo ha fatto ad esempio con una serie di Dreamcatcher a stampa lenticolareuna tecnologia che permette di ottenere immagini che danno l’illusione della profondità e che cambiano colore quando vengono osservate da angolature differenti. Dalla sinergia tra stampa e resina deriva un’opera accattivante che si anima in modo soggettivo, ovvero negli occhi dello spettatore, acquisendo così una vita autonoma.

Attraverso la sperimentazione con la stampa 3D è nata anche l’omonima serie 3D TOUCH in cui si aggiunge una chiara componente tattile all’opera: la superficie risulta subito fortemente palpabile, rassicurante, e questa morbidezza accentua e agevola la visione mandalica.

NON-FUNGIBLE ANNALÙ

«Tutto ciò che di nuovo spaventa a me crea da sempre una curiosità che diventa necessità di trovare nuove vie di comunicazione. La necessità spinge l’azione e a trovare le strategie per raccontare i propri mondi sperando che creino delle vibrazioni con quelli altrui.» – Annalù

Annalù è un artista dall’immaginario germinante: lavora sulla tridimensionalità ma non si considera una scultrice nel termine classico e racconta di sé stessa come di un’artista ibrida, in costante trasformazione, a tratti imprevedibile. 
Nel mondo NFT l’artista veneta è entrata con due progetti guida: un primo passo è stato “Annalù in Wonderland”, opere in 2D per aprire un primo affaccio sul suo mondo sempre in espansione. Nella realtà del 3D ha poi creato opere digitali inedite ed uniche, per ripercorrere alcuni dei più iconici elementi del suo lavoro (Splash feet, Dreamcatcher, Fukinagashi e Waterbook), ma dando loro una nuova linfa e un nuovo respiro, senza tradire il proprio immaginario fatto di fluidità, di leggerezza, di sogni ad occhi aperti, di tempo sospeso. Nella ciclicità tipica dei video loop virtuali, ad esempio, emerge subito la coerenza con la ciclicità poetica delle sue opere in vetroresina.
«Nella mostra ALCHEMICA per la prima volta metterò in scena opere e NFT corrispondenti, quindi per la mia storia artistica personale questo evento rappresenta veramente un punto fondamentale del mio lavoro».
L’artista – ci ha raccontato – ha voluto lei per prima fortemente avvicinarsi a questo nuova forma d’arte e di creazione, studiandola per capirne meccanismi, possibilità e strategie di azione. Ancora una volta, dunque, non ha tradito la propria natura di grande sperimentatrice: «Non ho trovato nessuno che mi spiegasse o che mi preparasse la strada spianata, ma ho cercato risposte come sempre quando si fa indagine e analisi. […] È stato impegnativo certamente e ad un certo punto mi sono fatta aiutare da professionisti del settore.
Credo comunque che per un artista sia sempre fondamentale essere vigili, attenti a ciò che di nuovo si sviluppa e cresce ed essere pronti a mettersi in discussione. Sempre

Può sembrare paradossale pensare che un’artista estremamente materica come Annalù possa trovare una propria strada all’interno di un mondo così impalpabile com’è quello dei beni non-fungibili, come da traduzione. Tuttavia proprio il suo essere sempre in bilico tra reale e onirico, tra presenza fisica e altrove psichico, permette di non stranirsi affatto quando vediamo le sue opere diventare ancora più inafferrabili, digitali eppure vivide, uniche, non sostituibilinon ripetibilinon divisibili

«Amando il mondo dell’immaginifico – ha proseguito lei – non potevo non trovarmi a mio agio nell’esplorare questa frontiera. Quando decisi di cominciare un lavoro sull’arte digitale e sugli NFT, da subito il mio interesse è stato quello di raccontare delle storie: le stesse storie che racconto a me stessa quando creo le mie sculture. Non mi è mai interessato riproporre la mia scultura in un video fine a se stesso ma raccontare invece la storie dei mondi che muove quella scultura. Il racconto di un processo di creazione quindi che porta all’oggetto. Il video mi permette finalmente di raccontare questi passaggi animando storie che abitano le mie sculture.»
Per Annalù un NFT non sarà mai una copia digitale della produzione scultorea ma una vera e propria espansione del proprio mondo creativo, per mettere in luce tutta la potenza del movimento, della mutazione, della vitalità che la vetroresina congela in un istante di attesa eterna. Esiste certamente un legame profondo tra l’opera fisica e quella digitale: l’NFT apre possibilità nuove al suo lavoro, alla sua ricerca e nello stesso tempo va ad esaltarne le caratteristiche intrinseche. La scelta è dunque certamente dettata dal desiderio di affacciarsi ad un nuovo pubblico, ma ancora di più da quella spinta interiore che da sempre la contraddistingue: la spinta all’ampliare i propri canali espressivi per dire tutto ciò che ha da esprimere, sperimentare tutto ciò che c’è da sperimentare.

BIOGRAFIA

Annalù-Ritratti-Iris-3

Annalù nasce a San Donà di Piave nel 1976. Nel 1999 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Espone regolarmente in mostre personali e collettive in Italia e all’estero (Stati Uniti, Dubai, Cina, Hong Kong, Francia, Germania, Belgio, Slovenia, Svizzera, Inghilterra, Singapore, Russia). Ha presentato il suo lavoro alla Biennale di Venezia nel 2001, nel 2011 e ha vinto numerosi premi e menzioni. Nel 2009 è scelta come rappresentante italiana nella collettiva internazionale presso il Museo Moya di Vienna. Le sue opere sono state esposte in Musei italiani e stranieri e sono in esposizione permanente presso MACS a Catania e MIM Museum in Motion a Piacenza. Nel 2020 una sua scultura è stata acquisita dalla Fondazione tedesca VAF. Nell’arco della sua carriera si è confrontata con opere di tutti i formati, dalle superfici 15×15 cm a installazioni site specific di dimensioni monumentali. 

È un’artista dall’immaginario germinante dove la natura si declina in forme liquide. Dalla resina utilizzata nelle sue sculture nasce un lavoro fortemente poetico giocato sul cortocircuito tra il dato naturale e una sontuosa artificialità, tra l’apparente fragilità e la compattezza del materiale. Ciò su cui pone l’attenzione è il momento di transizione tra uno stato e l’altro mediante un equilibrio dinamico condividendo un atteggiamento molto vicino alla scienza alchemica volta alla trasmutazione di una materia in un’altra. Il suo progetto artistico esce da tutti i canoni della proposta odierna; l’ossimoro che sta alla base della sua poetica è nel suo lavoro: una scultura che si impone nelle tre dimensioni e che sembra assolutamente, incontrovertibilmente liquida. Vive e lavora tra Jesolo e Dubai.